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L’Acqua che scorre ininterrottamente e che arriva alla meta

 
K’an – L’Abissale
L’Acqua che scorre ininterrottamente e che arriva alla meta


La vita è continua trasformazione. Nulla è permanente.
“Il cambiamento è l’unica cosa immutabile” scriveva Schopenhauer.
Ne l’I Ching(Il Libro dei Mutamenti) - grande opera classica della Tradizione cinese che ha suscitato l’interesse e l’approfondimento dei più grandi studiosi matematici, filosofici, fisici nonché della psiche umana di tutti i tempi, tanto da essere considerata “una parte della Natura che aspetta di essere scoperta” (C.G. Jung) - si legge che esistono tre specie di mutamento: il non-mutamento, il mutamento ciclico e la trasformazione, ovvero il mutamento che non ritorna al punto di partenza.

“Non vi è nulla- sempre l’I Ching  che possa dirsi davvero immobile, quiescente: la quiete è solo uno stato intermedio del moto, è un moto latente” 
Viviamo più o meno consapevoli che tutto in noi - e attorno a noi -  si modifica in continuazione, si trasforma naturalmente.
Eppure, di fronte a un cambiamento, che rappresenta l’essenza stessa della Vita e del divenire, succede spesso di sperimentare una profonda angoscia , di sviluppare vere e proprie resistenze al mutamento, in modo da mantenerci in ciò che si crede essere una condizione di maggior comfort e sicurezza.
A volte si desidera profondamente modificare la propria situazione, ma allo stesso momento si è assaliti da una forte inquietudine. Possono allora affacciarsi l’esitazione sul da farsi, l’insicurezza, il dubbio di non essere all’altezza, il timore di fallire, la paura di ferire, il terrore di perdere le proprie certezze, ... 
Tutto ciò, opponendosi al naturale procedere del cambiamento, rischia di ancorarci in un pericoloso immobilismo, durante il quale l’umore apparentemente sereno si colorerà presto di sfumature depressive.

“Il non-mutamento- recita Il Libro dei Mutamenti -  è lo sfondo sul quale ogni mutamento diventa possibile”
Sembra essere proprio così. Facciamo in modo che sia così.
Accogliamo questo periodo di stasi apparente per riconoscere e rispettare le nostre profonde resistenze e - allo stesso tempo – consideriamolo una grande occasione per guardare dentro noi stessi, l’opportunità per scoprire qualcosa di più di noi stessi.
In questo modo, giungeremo inevitabilmente a nuove consapevolezze che potranno avviare il movimento energetico necessario al nuovo divenire.
Il non-mutamento può diventare il momento per rimettersi in contatto col patrimonio più profondo di noi stessi, in cui attingere alle forze fisiche e psichiche più riposte, quelle più vicine alla nostra natura ancestrale, quelle proprie alle immagini primordiali custodite dal Sé.

Per la Medicina Tradizionale Cinese tutto ciò è espresso dal concetto di ricongiungersi ai piani sotterranei dell’Acqua, di quell’Acqua Abissale sede e matrice della Vita, origine di tutte le immagini e di tutte le forme.
K’an – L’Abissale
 “... Paragonabile all’acqua che scorre tra le pareti di un canyon, il segno K’an significa un precipitare dentro... come l’acqua racchiusa in una gola montana... è l’acqua che viene dall’alto e che sulla terra è in movimento in fiumi e rivi e provoca ogni vita... è il luminoso dentro l’oscuro... l’esempio per il comportamento in situazioni di pericolo... essa continua a scorrere costantemente... non rifugge da nessun punto pericoloso, da nessuna caduta... e non perde la sua indole essenziale... e una volta che si è diventati interiormente padroni di una situazione... gli atti esteriori saranno accompagnati da successo... si tratta di progredire per non perire permanendo nel pericolo...”

L’esagramma de l’I Ching  K’an è un’immagine che racchiude in sé le caratteristiche di pericolosità ma anche di forza e vitalità, che raccoglie simbolicamente gli aspetti propri a una situazione di immobilismo e al suo superamento: l’acqua, principio di trasformazione e rinnovamento, e le pareti di  roccia, espressione di concretezza, solidità, contenimento, direzione, sostegno.
E’ un’immagine che potremo evocare nella nostra mente tutte le volte che sentiamo il bisogno di percepire una nuova forza che ci permetta di affrontare il cambiamento che ci attende, senza il timore di perdere noi stessi ma, al contrario, di ritrovarci.


Riattivare immagini ancestrali equivale sempre a ricontattare il nostro patrimonio energetico più profondo. 
Quindi, chiudiamo gli occhi e lì, accomodati da qualche parte, osserviamo il canyon, con le sue pareti di solida roccia e l’acqua che scorre tra di esse, vigorosamente, ora rumorosamente, ora silenziosamente........  
Quell’acqua che scorrendo ininterrottamente arriva  sempre alla meta.


per ulteriori informazioni sull'argomento:
Dottoressa Maria Ceriani medico psicoterapeuta ​​
mob: +39 338 9393503
www.psicosomatica.it
 

 

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