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Racconto di una nascita

Un Albero della Vita tutto rosa

Eccolo qui, un altro bellissimo giorno di sole mi accoglie in questo inizio di autunno, quanti sogni quante aspettative, più passano i minuti e più nel mio cuore cresce la certezza che presto sarai qui. Potrò finalmente stringerti a me, lo sento sarà un abbraccio di quelli che ti segnano per sempre. Ti vedrò in viso, finalmente sentirò il tuo cuore battere e il tuo sorriso scalderà le mie giornate. Sarà normale sentire il tuo pianto, so benissimo che questo è l'unico modo per farmi capire che qualcosa non ti soddisfa. Sono state 40 settimane di attesa e di sogni per il futuro. Ora mi concentro manca veramente poco e io e papà siamo pronti ad accoglierti nella speranza di essere all'altezza del ruolo che ci spetta..... Eccoci è arrivato il momento, questa notte mi hai svegliato di colpo, hai cominciato a farti spazio per venire al mondo. Io e papà ci stiamo preparando felici come non mai, via veloci per questo viaggio che comincerà in due e proseguirà in tre.

Chissà se sarai un piccolo principe oppure una piccola principessa, non abbiamo voluto saperlo perché comunque sia noi saremo fieri di essere i tuoi genitori.

Accidenti è il momento di correre, sono le tre di notte, la strada è libera e il nostro cuore sprizza felicità, manca veramente poco, eccoci all'ospedale, il solito ascensore che non arriva mai, la nostra euforia ci fa salire a piedi quei due piani di scale che ci portano in ginecologia. Che strana sensazione mi accorgo solo ora di non aver allacciato le scarpe, va bene lo stesso, non credo che qui le infermiere facciano caso alla mia eleganza. Suoniamo il campanello della sala parto e il rumore penetra il silenzio di questo luogo che sembra sacro. Eccola, una gentilissima infermiera ci accoglie e ci accompagna in sala visite. Insiste perché io mi accomodi su una sedia, nulla da fare non me la sento di sedermi, qualcosa mi blocca. Ancora non so che tu nel frattempo ti sei liberata del cordone che ci teneva unite e stai cominciando a soffrire.  In un attimo ci rendiamo conto che l'infermiera è nel panico, urla, arriva subito un'ostetrica e il ginecologo di turno.

Mi sdraiano per terra e papà tiene la flebo che mi hanno inserito perché non c'è nemmeno il tempo di andare a prendere il trespolo. Urlano di chiamare urgentemente il mio ginecologo che sa come intervenire.

Dentro di me l'adrenalina sale alle stelle mi fanno domande e rispondo perfettamente, papà collabora, è emergenza, la voce del dottore parla di mancanza di battito, non ci credo che non possiamo sentirti piangere. Eccola è la voce di Carmen l'ostetrica che tiene il tuo cordone tra le mani e sussurra di aver sentito il tuo battito, il cordone pulsa forse ci sei ancora. Una corsa veloce sulla barella verso la sala operatoria e tra le facce che mi sovrastano vedo lui Mario quello che fino a ieri era il mio ginecologo e che da adesso ha in mano la nostra vita. Si perché purtroppo le cose si complicano ulteriormente e qui siamo in due a rischiare di morire. Io e te.

Tutto viene fatto con velocità e precisione, vestiti tagliati flebo e eccolo in un battito di ciglia ti hanno fatto nascere. Ora posso dormire intanto che cercano in tutti i modi di capire quanto grave è la situazione. Papà è disperato gli hanno appena detto che non ci sono grosse speranze perché sei rimasta, senza ossigeno e i danni celebrali possono essere tanti, io nel frattempo ho problemi con una forte emorragia.

Qui serve veramente un intervento di Dio, solo lui può decidere, le persone intorno a noi ce l'hanno messa tutta.

Sono passate le ore e io finalmente mi risveglio, ti hanno portato via e io sono in terapia intensiva, mi spiegano cosa è successo, sembra tutto irreale, stavamo così bene e ora siamo in pericolo.

Però lo sento Lui è qui con noi.

Papà è disperato, ha portato le nonne e prima è andato in chiesa a pregare, anche lui sa che abbiamo bisogno di un aiuto da parte di Dio.

Sopraggiunge la sera e mi portano in una camera lontana da tutto, è più tranquilla secondo il mio ginecologo che non mi ha lasciato un attimo, ormai lo vedo come fosse lo zio Mario, sono venuti tutti i medici del reparto a rassicurarci che stanno facendo il possibile per te. Papà ti ha visto sei bellissima anche se la flebo che hai nell'ombelico e il taglio in testa non sono per niente rassicuranti.

Finalmente è mattina di nuovo, sono passate 48 ore e in nursery.

Oggi mi hanno promesso che potrò venire a vederti. Purtroppo mi è venuta la febbre alta e questo non mi aiuta a stare meglio ma ho pregato talmente tanto che so che ne verremo fuori. Sento arrivare un'infermiera che spinge una sedia a rotelle è per me, posso venire a vederti e provare ad attaccarti al seno, è fondamentale che tu riesca a succhiare, dicono che è un segnale che non ci sono danni celebrali, gli esami che ti hanno fatto hanno dato una buona speranza e solo il tempo darà certezza. L'amico di papà che è chirurgo luminare mi fa compagnia intanto che l'ostetrica che ormai sappiamo si chiama Carmen mi insegna ad allattarti.

Che sensazione bellissima, ti attacchi al seno senza difficoltà e con la forza della vita cominci a mangiare e nel mio cuore cresce la certezza che ce la faremo.

Passano i giorni, ormai hai un aspetto migliore e finalmente ci dicono che possiamo andare a casa, certo queste due settimane sono state complicate ma non è ancora finita. Il pediatra dice al ginecologo che hai un problema con un ventricolo del cervello e c'è il rischio che tu possa non muovere gli arti inferiori, non sanno che li ho sentiti parlarsi e non posso dire a papà questa cosa, io credo che Dio ci aiuterà quindi conservo questo segreto per me anche se so che non è giusto. Passano i giorni, diventi sempre più grande e forte e dai controlli periodici non sembra che ci siano problemi, il ventricolo è tornato a posto l'emorragia si è riassorbita e a parte alcuni momenti di sconforto quando incontro sulla mia strada ragazzi con disabilità tutto scorre verso il tuo primo anno di vita. Eccoci in montagna ora hai quasi 10 mesi e di punto in bianco ti stacchi dalla sedia dove eri appoggiata e percorri due metri da sola sulle tue gambette tutta traballante prima di cadere e cominciare a ridere.

Oggi so che Dio esiste, per me è un giorno speciale.

Per te verrà piantato un albero nel “Bosco di Domani”, è vicino a casa nostra e, insieme agli alberi piantati per i bimbi nati nel 1992, svetterà nel cielo a salutare nuovi giorni e si affrancherà alla terra con le sue radici che spero, siano forti come fino ad ora lo sei stata tu.

Ti amo!!!!

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