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“Nel primo mattino ci sono un’ora e un punto preciso dove s’incontrano la malinconia della notte e l’abbagliante mattino, lo stupore dei sogni appena conclusi e il risveglio della mente al mondo. Quel momento propizio e irripetibile è il Kairòs: il pensiero si unisce alla vita, i sentimenti si fanno visione. Nella gracile pienezza dell’istante balena l’irraggiungibile vaghezza dell’eterno.” (Marcello Veneziani)

L’uomo è sempre stato attratto dal fascino del tempo e del suo trascorrere: lo studio del passato, con le sue straordinarie scoperte, ha arricchito e arricchisce l’intera umanità; la curiosità per ciò che avverrà ha sostenuto e sostiene lo sviluppo di sempre nuovi modelli tecnologici e di pensiero, nonché l’antica arte della divinazione, onorata da sempre coi tributi ai Sacerdoti che ne erano i detentori. E’ un continuo gettare lo sguardo al futuro, rivolgendolo comunque al passato, dimenticando - quasi ne fossimo impossibilitati - di rimanere nel presente, in quell’Eterno Presente già caro agli antichi filosofi.

Il tempo è l’immagine mobile dell’Eterno

E’ Platone ad affermare che “l’essere ideale vive in un eterno “è”, mentre l’”era” e il “sarà” sono originati dal Demiurgo insieme al Mondo”. E’ sempre il grande filosofo greco a sostenere che “il Tempo è l’immagine mobile dell’Eterno”. Potremmo dunque considerare il tempo come il tentativo di riportare nel mondo percepibile e sensibile la perfezione del mondo sovrasensibile. Ma, di quale tempo stiamo parlando?

Il Tempo per gli antichi Greci: Chronos, Aion, Eniautos e Kairos

Organizziamo la nostra esistenza in relazione allo scorrere del tempo in termini di minuti, ore e giorni, considerando un prima e un dopo, ieri e domani, confrontandoci così con il suo aspetto “quantitativo”, colorandolo emotivamente trasformando, ad esempio, i minuti in interminabili ore nella trepidazione dell’attesa o, viceversa, in “tempo che vola” giornate trascorse in piacevolezza e appagamento.

E’ l’aspetto cronologico del tempo, quello che gli antichi greci chiamano Chronos, potente quanto terrifica divinità, espressione del tempo lineare e sequenziale, del susseguirsi degli istanti. Chronos, il tempo empirico in movimento, immagine di Aion ovvero il tempo eterno, assoluto, trascendente. Ma i Greci avevano altre due parole per esprimere il concetto di tempo: Eniautos che indicava un anno, e Kairòs, uno degli aspetti più affascinanti della dimensione temporale, il “tempo nel mezzo”, il “momento opportuno”, l’occasione propizia perché qualcosa di speciale possa accadere. Kairòs, uno dei numerosi figli di Zeus, è un giovane con due grandi ali alle spalle e due più piccole alle caviglie, ha un folto ciuffo di capelli sulla fronte, ma la nuca liscia e glabra.

Corre veloce Kairòs, e una volta che è passato diventa inafferrabile. E’ un invito a riconoscere e a cogliere il momento opportuno, senza lasciarcelo sfuggire.

Kairos, il momento propizio

E’ il momento del cambiamento, della transazione, del rinnovamento; l’istante unico e irripetibile (prima è troppo presto, dopo sarà troppo tardi) che ci offre l’opportunità di partecipare a una nuova creazione. Nella dimensione di Kairos, il tempo si ferma e la realtà si immobilizza sfuggendo alla circolarità lineare di Chronos, e - per un istante che ha il sapore dell’infinito - si diventa consapevoli di una grande possibilità di cambiamento.

E’ il momento dell’incanto, dello stupore, di quella sorprendente consapevolezza che profuma di “illuminazione”; è l’istante dell’intuizione.

La sospensione momentanea della coscienza ci permette di accedere alla nostra identità profonda, alle nostre infinite potenzialità ancora inespresse.

Kairos… Afferriamolo tenacemente per il ciuffo, non lasciamocelo sfuggire: rappresenta una preziosa opportunità di percepire ciò che è ma che non è ancora stato espresso. Potremo così permetterci di dare inizio alla metamorfosi del nostro divenire, arricchendo la quotidianità della nostra esistenza con le più specifiche e autentiche qualità del nostro essere.

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